Un ottimista Razionale. Come evolve la prosperità
Carissimi,
questa settimana vi presentiamo un libro veramente interessante e scritto in maniera divertente, appassionante e soprattutto: Ottimista!
Si tratta di “
Un ottimista Razionale. Come evolve la prosperità” di Matt Ridley, edito da Codice Edizioni.
Matt Ridley è uno dei divulgatori scientifici più tradotti del mondo, già autore di volumi come Genoma e La regina rossa (Instar Libri).
Ridley, nel bel mezzo di una crisi economica mondiale, ci stupisce con un libro che canta le lodi del progresso e dell'innovazione spiegandoci i meccanismi attraverso i quali si evolve la prosperità. Facendoci scoprire, tra l'altro, che anche le idee hanno un sesso, e che proprio per questo seguono un naturale processo di selezione in forza del quale, se continueranno su questa strada, potremo abbandonare molte visioni apocalittiche sul futuro della nostra specie.
Non ci credete? Leggere per credere.
Nelle altre classi di animali l’individuo avanza dall’infanzia alla maturità e, nel giro di una singola vita, acquista tutta la perfezione che la sua natura è capace di conseguire; ma, per quello che concerne gli uomini, c’è progresso sia nella specie sia nell’individuo. Essi costruiscono, in ogni età successiva, su fondamenta che sono state poste nell’età precedente.
(Adam Ferguson, Saggio sulla storia della società civile)
Le menti si accoppiano
A un certo punto, più di 100.000 anni fa, la cultura cominciò a evolversi come mai era accaduto fra le altre specie e prese a replicarsi, mutare, competere, selezionarsi e accumularsi, un po’ come i geni già facevano da miliardi di anni. Proprio come la selezione naturale era riuscita a costruire cumulativamente un occhio, facendolo sviluppare pezzo per pezzo, così l’evoluzione culturale riuscì a costruire cumulativamente una macchina fotografica, o un’intera cultura.
Gli scimpanzé saranno anche in grado di insegnare ai loro simili a infilzare i galagoni con rami appuntiti, e le orche assassine ad agguantare i leoni marini in fuga sulle spiagge, ma solo gli esseri umani possiedono la cultura collettiva che permette di ottenere una forma di pane o di organizzare un concerto.
Sì, ma perché? Perché noi e non le orche? Rispondere che noi ci evolviamo culturalmente non è né originale né utile. Imitazione e apprendimento, per quanto praticati con ingegno e perseveranza, non sono sufficienti a spiegare perché gli esseri umani abbiano cominciato a cambiare in modo così singolare. Serve qualcos’altro, qualcosa che gli umani possiedono e le orche no. La risposta, a mio avviso, è che a un certo punto nella nostra storia le idee hanno cominciato a incontrarsi e ad accoppiarsi, a fare sesso.
Permettetemi di spiegarmi meglio. Il sesso è ciò che rende cumulativa l’evoluzione biologica, perché consente l’incontro fra i geni di due individui diversi. La mutazione avvenuta in un gene può unire le sue forze con quella di un altro. L’analogia è particolarmente chiara nei batteri, che si scambiano i geni senza replicarsi – da qui la loro capacità di acquisire la resistenza agli antibiotici da altre specie. Se i microbi non avessero cominciato a scambiarsi materiale genetico miliardi di anni fa, e gli animali non avessero continuato a farlo tramite il sesso, allora tutti i geni necessari per creare un occhio non avrebbero mai potuto convivere in un unico animale; lo stesso vale per quelli necessari a creare le gambe, i nervi o il cervello. Ogni mutazione sarebbe rimasta isolata nella sua stirpe, incapace di scoprire le gioie della sinergia. In termini fumettistici, immagino un pesce evolvere un protopolmone, un altro sviluppare due protogambe, senza che nessuno dei due riesca a uscire dall’acqua.
L’evoluzione è possibile anche senza il sesso, ma è molto, molto più lenta.
Lo stesso vale per la cultura. Se fosse limitata all’apprendimento di abitudini altrui, presto stagnerebbe. Affinché diventino cumulative, le idee devono incontrarsi e accoppiarsi. La “contaminazione delle idee” è senza dubbio un cliché, ma è un cliché involontariamente fecondo. «Creare significa ricombinare» scrisse il biologo molecolare François Jacob. Che cosa sarebbe successo se l’uomo che inventò la ferrovia e quello che inventò la locomotiva non si
fossero mai incontrati né parlati, nemmeno attraverso intermediari?
La carta e il torchio tipografico? Internet e i cellulari, il carbone e le turbine, il rame e lo stagno, la ruota e l’acciaio, il software e l’hardware? Come spiegherò più avanti, ci fu un momento nella nostra preistoria in cui alcuni esseri dotati di grandi cervelli, cultura e capacità di apprendimento cominciarono a scambiarsi oggetti e tecniche per la prima volta. Quando ciò accadde, all’improvviso la cultura divenne cumulativa e quel grande, irrefrenabile esperimento chiamato progresso economico ebbe inizio. Lo scambio sta all’evoluzione culturale come il sesso all’evoluzione biologica.
Grazie agli scambi, gli esseri umani scoprirono la divisione del lavoro e la specializzazione del talento individuale, ottenendo vantaggi reciproci.
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Più gli esseri umani si sono diversificati come consumatori, si sono specializzati come produttori e hanno fatto scambi, e meglio hanno vissuto, vivono e vivranno. E la buona notizia è che questo processo non prevede una fine già scritta. Al crescere del numero di persone coinvolte nella divisione del lavoro su scala globale, si innalza quello di quanti si specializzano e scambiano i prodotti del proprio lavoro, e la prosperità di tutti noi aumenta. Inoltre, non c’è nessun motivo per cui non dovremmo essere in grado di risolvere i problemi che attualmente ci affliggono: crisi economiche, esplosioni demografiche, cambiamento climatico, terrorismo, povertà, AIDS, obesità o depressione. Non sarà facile, ma è decisamente possibile, e anzi probabile, che nel 2110, a un secolo dall’uscita di questo libro, l’umanità starà molto meglio di quanto stia ora, così come l’intero sistema ecologico del pianeta. Questo libro sfida la razza umana ad accogliere i cambiamenti a braccia aperte, ad adottare un atteggiamento di razionaleottimismo e quindi a lottare per migliorare l’umanità e il mondo in cui viviamo.
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Scrivo in un’epoca di pessimismo economico senza precedenti. Sono un ottimista razionale. Razionale perché non sono arrivato a posizioni ottimiste per indole o per istinto, ma esaminando le prove. Nelle pagine che seguono spero di trasformare anche voi in ottimisti razionali. Innanzitutto devo convincervi che il progresso della razza umana è un fenomeno positivo e che, nonostante la nostra tendenza a lamentarci, il nostro pianeta è un posto bellissimo in cui vivere, almeno per l’essere umano medio: lo è sempre stato, e lo è persino oggi, in un’epoca di profonda recessione; che il mondo è più ricco, più sano e persino più “gentile” anche grazie al commercio e non a dispetto di esso. Poi intendo spiegare come e perché sia diventato così. Infine voglio capire se possa continuare a migliorare.”
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Su questo argomento vedi anche:
Non è vero che tutto va peggio di Jacopo Fo e Michele Dotti, edizioni EMI